Autoerotismo in treno

autoerotismo in trenoCon sentenza 32687/2021 depositata il 2.9.2021 la VI sezione penale della S.C. di Cassazione ha dichiarato che non costituisce reato di atti osceni, la condotta di chi compie atti di autoerotismo all’interno di un vagone ferroviario.

L’art. 527 c.p. prevede: “Atti osceni – Chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 30.000. Si applica la pena della reclusione da quattro mesi a quattro anni e sei mesi se il fatto è commesso all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori e se da ciò deriva il pericolo che essi vi assistano. Se il fatto avviene per colpa, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 51 a euro 309”.

La Corte ha affermato che per “luogo abitualmente frequentato da minori” non si intende un sito semplicemente aperto o esposto al pubblico dove si possa trovare un minore, bensì un luogo nel quale, sulla base di una attendibile valutazione statistica, la presenza di più soggetti minori di età ha carattere elettivo e sistematico (v. anche Sez. 3, Sentenza n. 26080 del 22/07/2020, Rv. 279914 – 01.

Inoltre, proprio con riferimento ad un caso analogo, è stato affermato che l’interno di un vagone ferroviario in movimento per l’ordinario servizio viaggiatori non può essere ritenuto un luogo abitualmente frequentato da minori (Sez. 3, Sentenza n. 24108 del 21/7/2016, dep. 2017, Sibilla).

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Stalking in condominio e videoriprese

videocameraL’art. 615 bis c.p. prevede che “Chiunque mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni”.

La S.C. di Cassazione sezione V penale con sentenza 30191/2021 ha incidentalmente trattato la legittimità o meno della ripresa tramite videocamere delle aree condominiali al fine di provare comportamenti di stalking da parte di vicini di casa.

In particolare, la S.C. dopo aver ribadito che le videoregistrazioni effettuate dai privati con telecamere di sicurezza sono prove documentali, acquisibili ex art. 234 cod. proc. pen., sicché i fotogrammi estrapolati da detti filmati ed inseriti in annotazioni di servizio non possono essere considerati prove illegittimamente acquisite e non ricadono nella sanzione processuale di inutilizzabilità, ha dichiarato:

  • che “l’uso di telecamere installate all’interno della propria abitazione, che riprendono l’area condominiale destinata a parcheggio ed il relativo ingresso, non configura la fattispecie di cui all’art. 615bis c.p., trattandosi di luoghi destinati all’uso di un numero indeterminato di persone e, pertanto, esclusi dalla tutela della norma incriminatrice, la quale concerne, sia che si tratti di “domicilio”, di “privata dimora” o “appartenenze di essi”, una particolare relazione del soggetto con l’ambiente in cui egli vive la sua vita privata, in modo da sottrarla ad ingerenze esterne indipendentemente dalla sua presenza (Sez. 5, n. 44701 del 29/10/2008, Caruso, Rv. 242588; Sez. 5, n. 44156 del 21/10/2008, Gottardi, Rv. 241745). Lo stesso principio è stato ribadito quanto alle scale condominiali ed ai pianerottoli, giacché essi non assolvono alla funzione di consentire l’esplicazione della vita privata al riparo di sguardi indiscreti, essendo destinati all’uso di un numero indeterminato di soggetti (Sez. 5, n. 34151 del 30/05/2017, Tinervia, Rv. 270679)”;
  • che in ambito condominiale non è possibile opporre pretese violazioni della normativa sulla privacy, poiché risulta “legittimamente acquisito ed utilizzato ai fini dell’affermazione della responsabilità penale un filmato effettuato con un telefonino ovvero quello eseguito grazie ad un sistema di videosorveglianza a prescindere dalla conformità alla disciplina sulla privacy, la quale non costituisce sbarramento all’esercizio dell’azione penale” (Sez. 5, n. 2304 del 28/11/2014, dep. 2015, Chfouka, Rv. 262686; Sez. 2, n. 6812 del 31/1/2013 , non massimata).

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Vedi anche il nostro post, relativo a un caso conforme del 18.6.2020.

Genitore no-vax: possibile sospensione della capacità genitoriale

vaccino minoreIl Tribunale di Monza, con provvedimento del 22.7.2021, emesso a seguito di ricorso ex art. 709 ter c.p.c. proposto dalla madre di un minore quindicenne, per dirimere il contrasto di vedute nell’esercizio della potestà genitoriale con l’ex marito che negava il consenso alla vaccinazione anti Covid.-19 del figlio, ha dichiarato che qualora vi sia disaccordo tra i genitori sulla somministrazione del predetto vaccino al figlio minore, il giudice può sospendere temporaneamente la capacità genitoriale del coniuge dissenziente in presenza delle seguenti condizioni: 1) dati oggettivi sulla gravità e sulla diffusione del virus; 2) efficacia del vaccino sulla base di dati scientifici univoci.

Il Tribunale di Monza, invocando un concreto pericolo per la salute del minore, e tenuto conto del giudizio di efficacia della comunità scientifica sui vaccini, ha autorizzato l’inoculazione del vaccino anti covid-19 con ciò di fatto sospendendo temporaneamente la responsabilità del genitore dissenziente.

Nel caso in questione, inoltre l’opposizione del padre interveniva nonostante la volontà espressa del figlio quindicenne a sottoporsi alla vaccinazione.

Il giudice ha valutato anche la volontà del figlio minorenne ai sensi dell’ art. 3, legge n. 219/2017 in quanto il consenso informato al trattamento sanitario del minore è espresso o rifiutato dagli esercenti la responsabilità genitoriale tenendo conto anche della volontà della persona minore, in relazione alla sua età e al suo grado di maturità, e avendo come scopo la tutela della salute psicofisica e della vita del minore nel pieno rispetto della sua dignità.

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